Tra chi ha avuto modo di vedere la gara, ci sarà senz’altro qualcuno che si sarà accorto, inevitabilmente, del silenzio di tomba che regnava ad Old Trafford durante l’ultimo quarto d’ora di gioco, rotto esclusivamente dai cori esuberanti dei supporters provenienti da Liverpool.
Sì: alla fine, l’hanno spuntata loro: il netto vantaggio conquistato con lacrime e sudore appena una settimana fa, infatti, ha giovato e non poco all’economia della partita condotta dai Reds, che sono apparsi sin dalle prime battute di gioco in balia delle incursioni avversarie, campando di rendita (o meglio, della doppia rete di vantaggio) e affidandosi alla letale arma del contropiede. Numerosissime le occasioni fallite dai padroni di casa, che si rammaricheranno senza ombra di dubbio per il magro “1” alla casella “gol segnati”. Per ulteriori chiarimenti, chiedere a Martial, Fellaini, Lingard e Mata.
Il match, nonostante l’enorme mole di gioco sviluppata dai padroni di casa, si sblocca soltanto al 32′, quando Martial si procura e trasforma il rigore del vantaggio, spiazzando un Mignolet sfoderante, probabilmente, una delle peggiori prestazioni stagionali in quanto alla totale incapacità nel dare quel quantitativo minimo di sicurezza ai propri compagni di reparto, necessario per amministrare correttamente la fase difensiva.
Old Trafford è una bolgia, e il primo tempo è talmente intenso che, se anche i Reds avessero subito un altro paio di reti al passivo, nessuno se ne sarebbe meravigliato. Tuttavia, come un fulmine a ciel sereno, la perla di Coutinho in pieno recupero riporta coi piedi per terra uno United sprecone, facendo svanire in un istante la stragrande maggioranza dei sogni di gloria dei padroni di casa.
Il secondo tempo vede i Red Devils meno grintosi, ma comunque in grado di impensierire a più riprese gli avversari. Gli uomini di Van Gaal arrivano con facilità nell’area del Liverpool, senza tuttavia riuscire nel tentativo di trafiggere Mignolet. Si accusa, ed è evidente, la mancanza di un realizzatore vero e proprio, che la squadra riconosceva (e riconosce tutt’ora, nonostante sia fermo ai box, causa infortunio) in Wayne Rooney. Rashford, Lingard e Martial sono bravi, per carità, bravissimi. Ma per un Derby d’Inghilterra talmente decisivo avrebbe indubbiamente fatto comodo il giocatore in grado di spaccare in due la partita. Quel tipo di giocatore che Rooney è perfettamente in grado di incarnare.
L’ha spuntata Klopp, in fondo, dimostrando ancora una volta come la teoria delle “quattro mezze punte” schierate un po’ all’acqua di rose in mezzo al campo sia tutt’altro che un azzardo insensato. L’hanno spuntata i Reds, complessivamente più meritevoli di un Man United ancora troppo immaturo e discontinuo. Lo si è visto, in particolar modo, in un doppio confronto in cui gli uomini di Van Gaal hanno interpretato le due partite con un atteggiamento completamente diverso, ai limiti dell’opposto.
Complice anche l’addio del Tottenham (sconfitto a White Hart Lane dal Borussia Dortmund per 2-1) all’Europa League, edizione 2015/16, il Liverpool rimane dunque l’unica superstite britannica nelle due competizioni internazionali, unica portabandiera del proprio paese. A testa alta, per dimostrare che la Premier League ha ancora qualcosa da dire.
SIMONE TORRICINI