19 Gennaio 2016,ore 10.00

SPECIALE CP, Payet: c’è un nuovo eroe ad Upton Park

Payet

Il calcio non è una scienza esatta. La relativa utilità di numeri e statistiche che possono supportare tesi e prese di posizione perde nettamente il confronto con l’imprevedibilità della giocata o con il risultato a sorpresa che fa saltare il banco. Certo, nel calcio vince spesso chi è più forte. E quasi sempre il più forte è quello che spende di più. Ma questo non basta a togliere forza e valore all’affermazione di partenza: il calcio non è una scienza esatta.

Esatta è quella scienza in cui 2+2 fa 4 e da lì non si scappa. E in un calcio in cui 2+2 fa veramente 4 uno come Dimitri Payet è la variabile impazzita che manda in tilt l’intero sistema. Il margine di errore che sorprende e confonde la mente freddamente calcolatrice. Allora forse è più giusto dire che il calcio è una forma d’arte dinamica con sfumature scientifiche. E che quelli come Payet sono coloro che si divertono ad elevare il calcio al di sopra di ogni considerazione matematica e, mentre lo fanno, rendono un meraviglioso servizio alla collettività.

CONOSCERE L’OCEANO

Dimitri Payet è nato 28 anni fa sull’isola di Reunion, una vecchia colonia francese situata nei pressi del Madagascar. È un melting pot culturale di gente africana, indiana, europea e cinese nel cuore dell’Oceano Indiano il contesto umano e ambientale in cui Dimitri cresce e si diverte a tirare i primi calci a un pallone. La sua scalata alla piramide del calcio francese comincia all’età di 12 anni: giovanili del Le Havre, poi un breve ritorno sull’isola natia a 16 anni, la seconda opportunità al Nantes, squadra con la quale esordisce in Ligue 1 a 18 anni contro il Bordeaux. La retrocessione del Nantes non gli impedisce di restare nella massima serie francese. Payet passa infatti al Saint-Etienne, club storico del calcio transalpino, nel quale milita per 4 stagioni. È proprio con la prestigiosa maglia dei Verts che il ragazzo comincia a mostrare con regolarità i lampi del suo immenso talento. Si fa apprezzare tanto da meritare nel 2011 la chiamata dei campioni in carica del Lille, guidato all’epoca da Rudi Garcia. Dopo un primo anno di non facile convivenza con Hazard, Obraniak e Joe Cole, è la seconda stagione quella della consacrazione a stella del campionato francese: 12 gol e 13 assist (miglior assist-man del torneo) impressi a caratteri cubitali sul biglietto da visita che gli schiude definitivamente le porte della Nazionale e quelle dell’OM, dove la sua strada si incrocia con quella di Marcelo Bielsa. Un Loco in panchina e un talento con testa e piedi caldi in campo: la stagione 2014-15 è spettacolare. Chiave di volta del 3-3-3-1 con cui Bielsa mette a soqquadro la Ligue 1, Payet fa sfracelli e, con 7 gol e ben 16 assist, porta la squadra a un passo dal titolo.

CONQUISTARE LA PREMIER

Quello che resta è un presente magico in Premier League che in qualche modo è già storia. Dimitri Payet ha incantato l’Inghilterra intera dal primo giorno in cui ha indossato la maglia claret and blue del West Ham. Sugli oscuri motivi per i quali oggi Payet non si trova in un top team europeo meglio non soffermarsi, probabilmente è una questione di destino sottilmente legata alle considerazioni d’apertura di articolo. Forse la sua esplosione a scoppio ritardato, dovuta in parte a qualche problema caratteriale, influenza ancora oggi le scelte di qualche dirigente. Ma quello che conta per gli amanti del bel calcio e per i tifosi Hammers è vedere oggi Payet completamente a suo agio in un contesto tecnico e ambientale che lo sta esaltando. Il suo score personale attualmente recita: 14 presenze, 6 gol, 4 assist, 1.7 tiri a partita, 80.7% di passaggi riusciti. Numeri e percentuali: dati significativi, ma pur sempre freddi. Non rendono bene l’idea di che giocatore stiamo ammirando quest’anno in Premier League, per quello c’è bisogno di carne viva, di immagini e poesia in movimento…

Qui Payet ci spiega come rientrare da un lungo infortunio e far rimpiangere la propria assenza

Quello visto finora è un giocatore determinante e divertente allo stesso tempo. La trequarti è il suo habitat naturale, la comfort zone all’interno della quale svariare e dare sfogo alla propria creatività. Dalla zona centrale arrivano i pericoli maggiori: dei 6 gol messi a segno 4 sono arrivati proprio da lì e anche metà degli assist sono partiti da quella porzione di campo. Dribbling, visione di gioco, tiro da fuori e propensione naturale all’ultimo passaggio per il compagno meglio piazzato: l’armamentario di Payet è vasto e scintillante. È un destro naturale, ma si disimpegna bene anche con il piede debole. Il suo è un profilo fisico tozzo, non eccezionale, ma ampiamente compensato da una tecnica e da una precisione nelle giocate fuori dal comune. E se sulle scarse capacità aeree c’è poco da fare, quello su cui Payet può e deve sicuramente migliorare è il contributo difensivo.

Ma c’è una cosa più delle altre che colpisce del numero 27 francese: il suo tocco di palla. Payet sembra avere con il pallone un rapporto estremamente confidenziale, quasi affettuoso. Lo tocca tante volte, ripetutamente e con delicatezza. Poi, come in attuazione di un tacito accordo, a volte lo scaglia con violenza e precisione verso la porta. E il pallone, dal canto suo, non appena possibile torna tra i suoi piedi, lì dove si sente più al sicuro e meglio trattato. Con la stessa misteriosa forza grazie alla quale un boomerang torna sempre verso il suo lanciatore.

Il secondo gol contro il Newcastle (2’45” nel video) è un esempio lampante dell’attrazione magnetica che intercorre fra i piedi di Payet e la palla. In casa del Sunderland (3’00”) un’altra manifestazione d’amore

 

DIVENTARE UN IDOLO

Al West Ham Payet sta rinnovando una tradizione di grandi calciatori che va avanti da molti anni e affonda le sue radici negli anni ’60, quando due Hammers – Bobby Moore e Geoff Hurst – sono entrati nella leggenda del club e del calcio inglese tutto alzando al cielo la Coppa del Mondo nella storica finale di Wembley. Una tradizione gloriosa ravvivata in epoca recente da giocatori simili a Payet per qualità tecniche, carattere forte e legame con la tifoseria: Di Canio, Joe Cole, Tevez sono nomi che ancora oggi evocano dolci ricordi nei tifosi. Calciatori il cui accecante e, in parte, incompreso talento ha trovato al Boleyn Ground la casa ideale.

Ok, Payet è forte forte ma “he’s better than Zidane” lo spieghiamo solo con i fiumi di birra ingoiati da ragazzi che si sono fatti prendere dall’entusiasmo…

Dimitri Payet sta convincendo anche i più scettici sul suo conto e ha prenotato già un posto per l’Europeo che in estate si giocherà proprio in Francia. Prima vuole trascinare il West Ham in Europa e ripagare come meglio sa l’affetto che la gente gli sta dimostrando. Come un treno arrivato in ritardo che adesso sta viaggiando a tutta velocità e sta superando anche altri partiti prima, Payet non vuole fermare più la sua corsa e vuole continuare a stupire il mondo intero.

Nicola Cicchelli