Di Canio replica a Sky: “Fatto non a me imputabile”

Paolo Di Canio non ci sta. L’opinionista ha rilasciato all’Ansa un comunicato in cui ha espresso il suo disappunto per l’allontanamento da Sky in seguito alle polemiche sorte sui social per il suo tatuaggio sul braccio destro riportante la scritta “Dux”. L’ex calciatore di West Ham e Lazio si è difeso con le seguenti parole:

”Non posso rimanere in silenzio dopo aver atteso fino ad oggi che l’azienda si rendesse disponibile a chiarire assieme a me i contorni, semplicissimi, dello spiacevole inconveniente, così che potessi riprendere il mio lavoro come ritengo che fosse sacrosanto. Ma niente. A fronte di un invito formale ( inoltrato dal suo avvocato, Gabriele Bordoni) mi è stato comunicato che, almeno per ora, è impensabile che possa rientrare nel palinsesto. 

Quello che più mi indigna è l’ipocrisia di chi ancora finge di scoprire soltanto ora il mio modo di essere e certe mie idee, viceversa arcinote da sempre. L’episodio in questione è stato una banale svista da parte di chi ha pubblicato per conto di Sky una mia foto (scattata da un collaboratore dell’emittente, in un momento di pausa, alcune ore prima dell’avvio della diretta), senza notare che la stessa mi mostrava con il bicipite scoperto e con quel tatuaggio visibile. Una disattenzione certamente a me non imputabile, ma che non poteva in alcun caso comportare per me, incolpevole, l’allontanamento dal mio lavoro.

Pensavo potesse intervenire  un chiarimento pubblico e congiunto al riguardo. Era il modo più giusto e trasparente per spiegare quanto occorso e superare questa incresciosa situazione, rimettendomi al più presto nelle condizioni di lavorare  senza subire ulteriormente un oscuramento che appare all’evidenza ingiusto e mortificante della mia persona”.

Di Canio non è nuovo nell’essere coinvolto in questo tipo di polemiche; già ai tempi della Lazio finì nell’occhio della critica per il saluto fascista rivolto alla Curva Nord, senza contare le polemiche sorte in Inghilterra ai tempi del suo ingaggio come allenatore del Sunderland proprio per via della sua ideologica politica.

 

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