07 Novembre 2016,ore 10.02

THE WEEKLY DATE | Liverpool in fuga, ma il Chelsea c’è. Un punto a testa per le altre big. Finalmente Sunderland!

Diego Costa (2)

Il pensiero comune degli amanti della Premier League, dopo una giornata – l’undicesima – che per l’ennesima volta non si è risparmiata in quanto a colpi di scena, è uno ed uno soltanto: quest’anno ci divertiamo. Eccome se ci divertiamo. Che poi in realtà ci stiamo già divertendo da tre mesi, ma insomma, ci siamo capiti. Soltanto sette giorni fa le prime quattro della classe erano racchiuse in un punto, con il Chelsea ad inseguire Man City, Arsenal e Liverpool. Adesso i punti di distacco tra la prima e la quarta sono diventati due, ma l’impressione è che concretamente non sia cambiato proprio un bel niente.

Le prime gare del sabato hanno visto in Man City-Middlesbrough la sfida più attesa, almeno per quanto riguardava la zona di vertice della classifica. All’Etihad si presentava un Boro sì piuttosto in forma (era reduce da tre risultati utili nelle precedenti quattro gare), ma che sulla carta avrebbe dovuto avere ben poche ambizioni al cospetto di Pep, che soltanto quattro giorni prima abbatteva sullo stesso prato il Barcellona in uno dei match più avvincenti della stagione in corso. Sulla carta, appunto: Agüero segna in chiusura di primo tempo, l’ex Atalanta de Roon alla fine del secondo. Che tradotto significa un punto a testa, e City a forte rischio sorpasso in vista delle partite delle avversarie.

Nel frattempo, all’Olympic, la crisi del West Ham si scontrava con quella meno accentuata dello Stoke. Ancora tutti a secco gli attaccanti di Bilic, per quello che è uno dei paradossi più eclatanti della Premier League edizione 2016/17. Solo tre degli undici gol stagionali degli Hammers sono stati realizzati da giocatori offensivi (due ad opera di Lanzini, oltre a quello di Payet nell’1-1 contro il Middlesbrough), e l’assurda fascia centrale della classifica (tra l’ottavo e il diciottesimo posto corrono appena cinque punti) rischia ogni volta di far sprofondare uno dei club più gloriosi d’Inghilterra nel vortice della zona retrocessione. Urge un cambio di passo rapido, che possibilmente dia continuità.

Per un West Ham che non ingrana c’è un Sunderland che mette in casssaforte – era l’ora! – la prima vittoria stagionale. I due gol con cui i Black Cats si sbarazzano del Bornemouth a Dean Court portano le firme di Anichebe e Defoe. Già, proprio quel Jermain Defoe che da solo ha segnato il 66% delle reti del Sunderland (6 su 9). Non una gran bella notizia, visto e considerato che nonostante la grande accozzaglia di squadre coinvolte la zona salvezza dista ben 6 punti e che l’artefice delle rinomate salvezze last-minute, Big Sam Allardyce, ha salutato lo Stadium of Light lo scorso luglio.

Sempre nel pomeriggio del sabato tra Burnley e Crystal Palace succede un po’ di tutto, ma sono i padroni di casa a spuntarla sulle Eagles. Un 3-2 sufficientemente rotondo per puntare ad una salvezza ancor più tranquilla di quanto già non possa sembrare. Un po’ come il West Brom, corsaro in casa di un Leicester che, come ampiamente previsto dai più già nel precampionato, è lontano anni luce da quello della scorsa stagione. Morrison spara la prima cartuccia a favore degli Hawthorns, Phillips la seconda: a nulla serve il pareggio – nonché quinto centro stagionale – di Slimani. Subiscono discrete sconfitte anche Swansea e Southampton, seppur con attenuanti diverse: i cigni cadono sotto i colpi di Pogba e Ibrahimovic contro il solito Man United dalla doppia faccia, mentre i Saints, dopo la vittoria in Europa ai danni dell’Inter, passano in vantaggio in casa dell’Hull salvo poi adagiarsi e subire prima il pareggio e poi la rimonta completa.

Chi è stato attento fino ad ora avrà notato che le tre gare mancanti all’appello hanno in comune un dettaglio abbastanza evidente: l’appeal. Chelsea-Everton ne avrebbe avuto a sfare a prescindere dal risultato, così come non sarebbe mancato al North London Derby anche in caso dello 0-0 più scialbo della storia dei North London Derby. Liverpool-Watford, invece, diventa gara di cartello in modo indiretto. Già, perché le 6 reti rifilate agli Hornets dagli uomini di Klopp (che sì, ora lo sono a tutti gli effetti) hanno una incalcolabile serie di effetti. Prima di tutto issano il Liverpool in testa alla classifica per la prima volta dopo l’annata della S&S&S, dopodiché confermano definitivamente che la squadra ha tutte le carte in regola per non essere soltanto di passaggio da quelle parti, infine dimostrano che la scelta di Klopp di affidarsi ad una linea di attaccanti leggeri e rapidi paghi anche in un campionato in cui lo strapotere fisico è spesso e volentieri anteposto a tutto il resto. Ci vuole coraggio nel tenere in panchina, settimana dopo settimana, gente come Origi e Sturridge, e il Mago di coraggio ne ha da vendere. Come non stimarlo?

Tra l’altro – ci ho fatto caso soltanto recentemente – lo stesso Wenger ha accantonato un attaccante dalla stazza imponente come Giroud per dare spazio ad Iwobi (un altro che, al pari di Firmino, Coutinho e Mané, con chili e centimetri non ha poi un feeling esagerato) senza comunque rinunciare a Sanchez. Il City gioca con Agüero centravanti da sempre, pertanto qui rischiamo di sviare. In ogni caso: che sia la moda del momento?

L’unico che non può prescindere dal più classico dei numeri 9 è Mister Conte, che proprio sul buon Diego Costa si appoggia per abbattere l’Everton in una delle vittorie più sonore della sua già rumorosa esperienza a Stamford Bridge. Mai realmente in partita i Toffees, sempre sul pezzo i Blues, che dopo un periodo un po’ così e così (che, a pensarci bene, hanno vissuto un po’ tutti là in cima) si stanno confermando con i fatti tra le candidate al titolo. Il tabellino finale parla chiaro: 5 reti nel sacco di Stekelenburg, 0 in quello di un Courtois palesemente da SV (chi è solito schierare Buffon al Fantacalcio capirà). Nello specifico succedono tante belle cose: Hazard continua a rinascere, Terry torna in campo dopo l’infortunio, le posizioni di Moses e Alonso convincono sempre di più ecc ecc. In una manciata di parole: Chelsea is on fire!

Appena sotto la testa della classifica c’è un Man United che implora di essere aspettato, e che al rientro dalla sosta potrà accettare un solo risultato all’Old Trafford contro l’Arsenal. Ne va della stagione dei Red Devils. E sì, un po’ anche della testa – metaforica, s’intende – di Mourinho.

 

SIMONE TORRICINI – @TorriciniSimone