09 Agosto 2016,ore 14.47

Pogback o Pogpack? A volte ritornano, ma a caro prezzo!

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Pogback. Questo è stato l’hashtag lanciato qualche giorno fa dal Manchester United annunciando le visite mediche di Paul Pogba e nella notte, quando è stato ufficializzato il suo acquisto. Una cifra mostruosa, quella pagata dai Red Devils, che ha portato il francese in cima alla classifica degli acquisti più costosi della storia.

Un gran colpo per lo United di Mourinho, che avverte tutti: Rooney, Ibra & Co. lotteranno per il titolo in Premier League.

Ma tralasciando la qualità, altissima, del giocatore, che senso ha spendere una montagna di milioni per un giocatore che era stato scartato senza troppi patemi d’animo?

Tutti sappiamo che nell’estate del 2012, esattamente 4 anni fa, fu scartato da Sir Alex Ferguson e lasciato partire a parametro zero, accasandosi così alla Juventus e diventando il campione che è adesso: una grandissima qualità, sia in attacco sia in difesa, fisico asciutto ma importante e un grandissimo tiro da fuori. In Serie A, con i bianconeri, 28 reti in 124 partite, 34 in 178 in totale con la Vecchi Signora.

 

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Un giovanissimo Pogba, nel novembre 2011, con la maglia dei Red Devils

 

E tutte le voci di mercato, con mezza Europa che lo ha seguito (oltre ai Red Devils si è parlato di Real Madrid, Manchester City, Chelsea, Barcellona, Bayern Monaco e PSG) e l’agente, Mino Raiola, sempre molto criptico sul suo futuro, facendo alzare sempre di più il suo valore arrivando ai 110 milioni spesi per il cartellino (105 più 5 di bonus) e 12 milioni di stipendio per il giocatore (per 5 anni di contratto) Un affare da 170 milioni di euro (più tasse), tutte a spese del club di Mourinho, che di liquidità ne ha in grandissime quantità. L’unica consolazione proviene dalle spese di commissione per Raiola: il 20% dei profitti, quindi circa 22 milioni di euro, intaccheranno la cifra ricevuta dalla Juventus, che vedrà scendere la più grande plusvalenza della storia a “soli” 72,6 milioni (c’è anche una quota come contributo di solidarietà).

Ma l’acquisto dell’anno (anzi, al momento della storia) appagherà davvero tutti gli appetiti dei tifosi o si rivelerà un (parziale) flop?

 

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Recompre varie a parte, i ritorni non sono nuovi nel calcio! Il Barcellona ha venduto e ricomprato, in momenti diversi, Cesc Fabregas e Jordi Alba: 3,2 milioni per le cessioni dei giocatori, ben 48 quelli spesi per riaverli (più altri 33 per la seconda cessione del centrocampista)

 

La Premier League è molto diversa dalla Serie A: meno tattica, ma molto più fisica e veloce, piena di verticalizzazioni e ripartenze in velocità, priva di quelle lunghe trame di passaggi “a melina” che si possono vedere a volte la domenica nelle partite delle 15. Si vede, per esempio, quando un giocatore della Premier arriva in Italia: ricordate gli sfaceli fatti da Salah nei suoi primi mesi italiani, con la maglia della Fiorentina? Riceveva palla, si girava verso la porta e iniziava una velocissima corsa facendo mangiare la polvere ai difensori avversari. Lo fa ancora, con la maglia della Roma, ma ormai non è più una sorpresa, avendoci ormai abituato alla sua velocità.

Il buon Paul potrebbe quindi aver bisogno di un periodo di assestamento, scoprendo tutti i lati del campionato più seguito del mondo, facendo inizialmente storcere il naso ai tifosi dell’Old Trafford. Ovviamente, vista la qualità del giocatore, non ci metterà molto ad adattarsi allo stile diverso. E potrebbe anche non aver nemmeno bisogno di questo periodo!

Ah, a proposito di ritorni: il Chelsea è vicino al ritorno di Romelu Lukaku, lasciato all’Everton due anni fa per 35 milioni, di ritorno a Stamford Bridge per oltre 80. Lo stesso club che ha ripreso Drogba per sostituirlo, dopo che il belga era arrivato per prendere il posto dell’ivoriano.

Che macello…

 

RUGGERO ROGASI

 

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