Ci sono dei numeri di maglia che, con il passare degli anni, acquisiscono un significato che va oltre la semplice posizione in campo, andando ad indentificare, oltre che il ruolo, un giocatore vero e proprio.
E può portare ad un vero e proprio per morale per chi lo indossa.
Sarà proprio per questo che nessun giocatore del Liverpool ha voluto prendere la maglia numero 8 che era di Steven Gerrard.
BUON COMPLEANNO CAPITANO
Stevie nasce a Whiston il 30 maggio del 1980. Figlio di due tifosi sfegatati del Liverpool, non può che venir contagiato dai suoi genitori e, all’età di 7 anni, entra a far parte delle giovanili dei Reds, scalando piano piano la gavetta fino al 1997, quando firmò il primo contratto da calciatore professionista. Il suo esordio arriva il 29 novembre del 1998, all’età di 18 anni, contro il Blackburn, e da allora la storia del Liverpool cambia per sempre.

Gli bastano 2 anni per entrare in pianta stabile nell’11 titolare dei Reds, e in una sola stagione (2000/2001), la squadra di Anfield vince tre titoli: le due coppe di lega inglese e la Coppa UEFA.
Questi sono solo i primi successi di un giocatore che con la sua grinta e forza di volontà ha saputo vincere tutto, meno che il titolo più desiderato in ambito nazionale: la Premier League.
Questo perché se a livello di competizioni a eliminazione diretta non si è fatto mancare nulla (anche una storica Champions League contro il Milan (2004/2005), l’ultimo trionfo in campionato del Liverpool risale al 1990.

Si è avvicinato alla tanto ambita Premier League nel suo ultimo anno ad Anfield, il 2014, perdendo la corsa all’ultimo tuffo contro il Manchester City (Reds secondi in campionato pur avendo i due migliori marcatori di quel campionato, Suarez e Sturridge), culminato con il suo commovente addio alla Kop.
Emigra così in MLS, ai Los Angeles Galaxy, per godersi gli ultimi anni della sua carriera in un campionato ricco ma non competitivo come quelli europei.
Ma l’Europa chiama: pare non si sia del tutto ambientato allo stile di vita statunitense, tanto da attirare le voci di un suo ritorno al Liverpool come membro dello staff tecnico (CLICCA QUI) o al Celtic, dove sarebbe pronto per lui un doppio ruolo da giocatore e vice-allenatore di Brendan Rodgers.

L’EREDITÀ
Fatto sta che quella maglia numero 8 sia ancora senza un padrone, e al Liverpool manchi un leader che abbia lo stesso carisma di Stevie.
Tra mercato e soluzioni interne, i Reds non hanno saluto (o potuto) trovare un nuovo Gerrard: poco dopo l’addio del capitano si è parlato di Wilshere, ma la precarietà fisica del giocatore dell’Arsenal e la rivalità con gli stessi Gunners hanno impedito l’inizio delle trattative.
La soluzione migliore probabilmente sarebbe stata Dele Alli, vicinissimo ai tempi dell’MK Dons ma preso dal Tottenham a tempo di record, lasciandolo poi in terza divisione prima di chiamarlo a White Hart Lane e farlo esplodere tra i grandi.

Anche la Nazionale Inglese sembra risentire della mancanza del leader, con le chiavi del centrocampo affidate a giocatori che non hanno potuto sostituire né lui né Frank Lampard, anche lui migrato verso lidi più ricchi e meno competitivi.
La grinta di Milner al Liverpool ricorda quella dello storico capitano, ma ha 30 e il problema sarà riproposto in poche stagioni.
In ambito nazionale, guardando i giovani, le scelte sono poche: se ci fermiamo a centrocampisti simili per caratteristiche possiamo arrivare a James Ward-Prowse (Southampton, più simile a Lampard) e Ross Barkley (Everton, sulla scia di Rooney).
Lui stesso ha nominato eredi Alli (10 reti alla prima stagione in Premier League) e Jordan Rossiter, ex giovanili del Liverpool ma ora al Celtic (CLICCA QUI).

Vestiranno mai la maglia dei Reds? Impossibile dirlo adesso, ma se dovessero continuare la loro crescita potrebbero prendere per mano la loro squadra e la Nazionale, priva di un trascinatore vero e proprio da troppo tempo.
RUGGERO ROGASI