Una sola certezza in quel complicato puzzle che è diventato il futuro di Zlatan Ibrahimovic: alla scadenza del contratto in estate ci sarà l’addio al PSG. Il resto della storia è invece ancora tutto da scrivere, e quando il soggetto è uno come Ibra la sceneggiatura può riservare anche grosse sorprese.
Se i milioni e milioni di tifosi del Manchester United sparsi per tutto il mondo si leccavano già i baffi al solo pensiero di veder di rosso vestito il fuoriclasse svedese e tremavano di accesa speranza all’idea di un nuovo travolgente corso siglato Mourinho-Ibrahimovic dopo le cocenti delusioni degli ultimi anni, ci sarebbero d’altro canto milioni e milioni di yuan cinesi a rappresentare il più classico canto delle sirene per un giocatore a fine carriera mai troppo insensibile al fattore economico (per usare un eufemismo). I cinesi ne vorrebbero fare il più grande simbolo e sponsor del movimento calcistico, e per questo sono pronti veramente a tutto. Perfino a far muovere la politica, oltre a innescare un giro di affari vicino nelle dimensioni al PIL di qualche piccolo Stato. Per un solo giocatore.
Ma oltre alla Cina – nuova e potente frontiera esotica del calcio (mercato) mondiale – c’è un’altra ipotesi che si aggira in queste settimane di attesa e minaccia pretendenti e ammiratori del fuoriclasse svedese. Un’indiscrezione più timida, ma non per questo meno clamorosa: Zlatan Ibrahimovic starebbe pensando di appendere definitivamente le scarpe al chiodo. Per il momento si tratta, come detto, solamente di indiscrezioni e non si sa quanto di vero ci possa essere dietro. In Premier League, intanto, si è già formata la fila per lui: oltre ai Red Devils, anche Arsenal e West Ham farebbero carte false per averlo, per potersi assicurare in tal modo una fiche che vale quasi una garanzia nella corsa al titolo.
Ma con Zlatan non si scherza, né in campo né fuori. Tutto è possibile quando il protagonista è lui, anche un ritiro precoce dalle scene nonostante una forma fisica lontana dal poter essere considerata decadente. E allora neanche la (presunta) certezza dell’addio a Parigi appare più così incrollabile. Soprattutto se qualcuno decidesse di buttare giù la Tour Eiffel e di costruire una statua che lo raffiguri, dominante e implacabile sui Campi Elisi.
NICOLA CICCHELLI
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