28 Febbraio 2016,ore 15.29

FOCUS CP: Fulham, a bridge over troubled water

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Il Fulham, alias gli eterni secondi.

Potrebbero essere definiti così i cottagers, abitanti di una delle zone più scintillanti e dabbene di Londra ma eternamente offuscati dall’enormità economico-popolare del Chelsea. E pensare che si sta parlando della squadra più antica di Londra, con la nascita fatta risalire al 1879 e con uno stadio tanto affascinante quanto mozzafiato.

Nonostante questo niente da fare, per quasi un secolo del Fulham non si sente parlare se non per brevi periodi di tempo, sempre a cavalcioni fra terza e seconda serie senza alcun trofeo in uno dei palmarès più aridi di sempre.
A fare da cornice vi è un clima di cristallo, con una tifoseria fin troppo rispettosa e mai fuori posto di un centimetro – diversamente dalla maggior parte del resto d’Inghilterra – sugli spalti. La prova evidente di questo l’ho avuta ieri, quando nella sala stampa del Craven Cottage ho potuto assistere all’ennesima sconfitta casalinga dei cottagers contro il Middlesbrough. Vero è che i supporters del Boro – come tutto il nord dell’isola – sono particolarmente incandescenti, ma sul piano del calore e della partecipazione alla partita i bianconeri hanno perso dal primo minuto. Sul campo ne sono arrivati solo due, con un Fulham vittima di una squadra che lotta per la promozione diretta e che può godere di una rosa di livello quasi proibitivo; Gastòn Ramirez è soltanto la ciliegina sulla torta per una squadra organizzata e guidata da un esperto come Karanka.
Non bastano quindi un allenatore giovane e promettente come Slavisa Jokanovic ed una presidenza in forma per risollevare le sorti di un club che non è mai riuscito a togliersi una soddisfazione. Ironia della sorte, nel 1975 arrivò in finale di FA cup e la perse in uno dei tanti Derby londinesi contro il West Ham, poi nel 2008 la storia si ripete nella prima edizione di Europa League; finale storica ad Amburgo e altra sconfitta per 2-1 inflitta da un Atlético Madrid giovane e promettente. Di giocatori importanti ne sono passati dal Cottage, basti pensare a Louis Saha o a Clint Dempsey, ma tolto il miracolo sportivo di Roy Hodgson (celebre la vittoria per 4-1 ai danni della Juventus negli ottavi di finale) proprio del 2008 per i tifosi del Fulham non è ,ai arrivato il tempo di festeggiare come si deve.
Nonostante questo, ogni partita al Craven Cottage rimane uno spettacolo unico. Un tuffo in un universo parallelo dove si applaude anche la sconfitta, dove si rimane per un attimo sospesi dalle diatribe di tutti i giorni. Sarà soprattutto perché è costruito su una sponda del Tamigi, ma quello stadio-gioiello assomiglia incredibilmente ad un ponte sopra le acque travagliate. Anche quando le cose potrebbero andare meglio – la squadra si trova a rischio retrocessione – il Fulham e i suoi supporters rimangono sempre tranquilli, con la consapevolezza di aver conosciuto momenti peggiori e di essere ancora vivi e pronti a rialzarsi.
Anche dopo 137 anni di campionati anonimi e occasioni perse.
Lorenzo Semino
Twitter @calciopremier